Franco Giuli

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Franco Giuli

Fra le parole chiave per descrivere Franco Giuli, artista marchigiano, vi sono ‘continuità’ e ‘coerenza’. Le sue opere, strutture meccaniche e dinamiche spaziali, compiono una conquista dell’ambiente, rappresentando estensioni simboliche in forma di ‘supporti attivi e superfici appartenenti’. Dopo l’esperienza informale della fine degli anni cinquanta il suo interesse è rivolto verso forme nuove di espressione, passando dall’esaltazione della macchina e dalla dinamica dello spazio alle superfici prospettiche in funzione dei fattori luce-spazio colore-forma. La costruzione è equilibrata e la superficie pittorica rivela la profondità del segno e delle forme, facendo assumere agli assetti geometrici costruttivi un valore percettivo, dove la luce ha una parte determinante sugli elementi geometrici composti.
Nel 1967 espone alla galleria Fanesi di Ancona presentato da Giancarlo Politi. Nel 1968 altra personale alla galleria Scipione di Macerata, con testo introduttivo di Italo Tomassoni. Cesare Vivaldi lo presenta allo Studio d’arte moderna SM13 di Roma nel 1970 e Filiberto Menna nel 1974 , Lara-Vinca Masini alla galleria Flori di Firenze nel 1971, Luigi Lambertini alla galleria Ferrari di Verona nel 1972 e nello stesso anno Giuseppe Marchiori alla galleria La Chiocciola di Padova, sottolineando che il suo lavoro è”uno schermo illusorio in cui si assiste alla metamorfosi della scultura in pittura…”. Giuli frequenta allora l’ambiente artistico di Milano e Roma. In quel periodo si interessano tra gli altri al suo lavoro: Giovanni Maria Accame, Umbro Apollonio, Giorgio Di Genova, Armando Ginesi, Luigi Paolo Finizio, Luciano Caramel, Rossana Bossaglia e Mauro Reggiani che lo inviterà nel 1972 alla XXXVI Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Conosce inoltre Max Bill, Francesco Vincitorio, Claudia Terenzi, Luciano Marziano, Carlo Melloni, Leo Strozzieri, Luigi Veronesi e Piero Dorazio, col quale ha una lunga amicizia, saldata dalla stima per la ricerca nel campo del “ nuovo costruttivismo”. Nel 1977 espone alla Galleria Fumagalli di Bergamo presentato da Italo Tomassoni. Nel 1978 Enrico Crispolti lo presenta alla Galleria La Polena di Genova. Nel 1979, a cura di Bruno D’Amore, espone alla galleria il Cortile di Bologna, presentato da Franco Solmi. Nel 1982 è invitato con l’antologica Franco Giuli 1962/1982, a cura di Elverio Maurizi, al Premio Salvi. Sassoferrato. Nel 1983 presenta al Palazzo dei Diamanti di Ferrara una personale dal titolo La Vitalità del metodo in Franco Giuli a cura di Giorgio Cortenova. E’ del 1987 la mostra La sfida della ragione, opere 1980/1987, a cura di Giovanni Maria Accame, organizzata dal Comune di Civitanova Marche e inaugurata da Giulio Carlo Argan. Nel 1990 presentato da Luciano Caramel espone con una personale alla Galleria Vismara di Milano. Nel 1991 il Comune di Rimini gli dedica un’ampia personale nella Chiesa di S. Maria ad Nives con testi di Rossana Bossaglia e Luciano Caramel. Nel 1993 Ludovico Pratesi presenta la personale Architettura dell’immagine presso la sede di Roma della Banca Popolare di Milano. Nel 2000 la galleria Edieuropa-qui arte contemporanea di Roma organizza l’ampia antologica alla Mole Vanvitelliana di Ancona Franco Giuli, opere dal 1965 al 2000 – Un artista di esemplare coerenza, a cura di Giorgio Di Genova. Nel 2005, presentato da Giovanni Maria Accame (Franco Giuli, la realtà dell’incertezza) espone contemporaneamente alla galleria Arte Struktura di Milano e alla galleria Vismara di Milano e nello stesso anno espone alla galleria Giulia di Roma presentato da Enrico Crispolti. Lorenzo Canova nel 2007 presenta la mostra Le Geometrie Poetiche di Franco Giuli alla Galleria Civica d’Arte Moderna, Palazzo Collicola di Spoleto. Molte le collettive importanti alle quali Giuli è invitato a partecipare. Tra esse: le Biennali Internazionali d’Arte di Venezia del 1972 e 2007 (Eventi Collaterali); Perché ancora la pittura, Palazzo Reale, Caserta; Nuove tendenze della pittura europea, Dusseldorf; Palais dell’ Europe, Menton; Premio città di Monza; Arte astratta nelle Marche 1935-1985, Galleria Comunale d’Arte Moderna, Ascoli Piceno; Linea della ricerca artistica in Italia dal 1960 al 1980, Palazzo delle Esposizioni Roma; Secessioni astratte in Italia dal dopoguerra al 1990, Palazzo Forti, Verona, Permanente, Milano e Kunsthalle di Darmstad; Art 90 for Europe, Londra; Museo delle Collezioni, Bucarest; Da Madì a Madì 1946-1999, Galleria Comunale d’Arte Moderna, Gallarate; Rapporti tra critica analitica e ricerca nelle arti visive, Galleria Comunale d’Arte Moderna, Bologna; Istituto polacco di cultura, Cracovia; 50 anos despues, Centro de Esposiciones y Congresos, Saragoza; Museo Bargellini, Pieve di Cento; Domotecnica, Colonia; Macla, museo de arte contemporaneo latino-americano, Rio della Plata ( Argentina ); L’Arte Italiana del XX secolo attraverso i grandi marchigiani, Accademia dell’Arte Russa, Mosca e Mole Vanvitelliana, Ancona; Premio Michetti; Premio Termoli ; Premio Marche; 40 anni della Galleria Edieuropa, Roma; XIII Biennale d’Arte Sacra Contemporanea, Museo Stauros, Isola del Gran Sasso. Nel 2002 realizza una scultura in acciaio per il parco internazionale di Portofino e nel 2003 un’installazione policroma per la piantagione Paradise Difesa della Natura di Joseph Beuys a Bolognano. (Pescara). Nel 2009 crea dei gioielli a cera persa realizzati dallo studio orafo di Michele Molinari di Roma. Nel 2010, Luciano Caramel e Enrico Crispolti, hanno presentato alla galleria Edieuopa di Roma il libro Franco Giuli 1959-2009 . Nel 2011 è invitato alla Biennale di Venezia (Mole Vanvitelliana, Ancona). Promossa dall’Università Cattolica e dall’Istituto di storia dell’Arte Mediovale e Moderna di Milano hanno presentato il libro Franco Giuli 1959-2009 Luciano Caramel. Claudio Cerritelli, Gillo Dorfles e Francesco Tedeschi. Nel 2013, a cura di Bruno Corà, espone con un’ampia personale alla Galleria Edieuropa di Roma. Segue nel 2016 la personale al Museo Bilotti di Roma.
“Le sue strutture geometrico-cromatiche recavano articolazioni di parti concatenate senza inizio né fine, dettagli di un continuum di cui l’opera racchiudeva un’apparizione episodica.” Bruno Corà