Mimmo Rotella

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Mimmo Rotella

Mimmo (Domenico) Rotella nel 1944 si diploma al Liceo Artistico di Napoli. Dal ’44 al ’45 insegna disegno nell’Istituto per Geometri a Catanzaro. Nel 1945 è a Roma e, dopo gli inizi figurativi e le prime sperimentazioni, elabora una maniera d’espressione pittorica di matrice neo-geometrica. La partecipazione alle esposizioni inizia nel ’47 alla Mostra Sindacale di Arti Figurative e a tutte le annuali dell’Art Club fino al ’51, sia a Roma che a Torino. Nel 1949 si dedica ad esperimenti di poesia fonetica, che denomina epistaltica (un neologismo insensato). Nel 1951 ha un primo contatto con l’arte francese esponendo a Parigi al Salon des Réalités Nouvelles e la prima personale, con opere astratto-geometriche, alla Galleria Chiurazzi di Roma, esposizione che riscuote poco favore presso la critica. Fra il 1951 ed il 1952, ottiene l’assegnazione di una borsa di studio da parte della Fullbright Foundation, grazie alla quale può recarsi negli Stati Uniti in qualità di “;Artist in Residence”, all’Università di Kansas City, realizzandovi una grande composizione murale ed incidendo poemi fonetici con accompagnamento di strumenti a percussione. Sempre nel 1952 realizza la seconda personale alla Rockhill Nelson Gallery di Kansas City. Negli Stati Uniti ha l’opportunità di conoscere i rappresentanti delle nuove correnti artistiche: Robert Rauschenberg , Oldenburg , Twombly , Jackson Pollock e Kline.

Tornato a Roma, nel 1953, ha un lungo periodo di crisi, durante il quale interrompe la produzione pittorica. Convinto che tutto in arte fosse già stato fatto, ha improvvisamente quella che egli stesso definisce “illuminazione Zen”: la scoperta del manifesto pubblicitario come espressione artistica, come messaggio della città. Così nasce il dècollage (inizialmente collage), incollando sulla tela pezzi di manifesti strappati per strada, adottando il collage dei cubisti e contaminandolo con la matrice dadaista e dissacratrice dell’objet trouvè. Nel corso del 1955, a Roma, in una mostra intitolata “Esposizione d’arte attuale”, espone per la prima volta il “manifesto lacerato”. Pratica il così detto “doppio dècollage”, cioè il manifesto staccato prima dal muro e, poi, strappato in laboratorio. In quegli anni si serve anche dei retro d’affiche, adoperando i manifesti dalla parte del verso ed ottenendo lavori non figurativi e monocromi. I primi riconoscimenti arrivano nel 1956 con il Premio Graziano e nel 1957 con il Premio Battistoni e della Pubblica Istruzione. Con la serie Cinecittà, del 1958 , seleziona figure e volti delle pubblicità cinematografiche orientando la produzione verso opere di tipo maggiormente figurativo.
Nel 1959 una sua opera è riprodotta sulla rivista “Azimuth” fondata a Milano da Enrcio Castellani e Piero Manzoni. La curiosità del pubblico per le stravaganze dell’artista, volto ad una vita decisamente bohèmien, si concreta nel 1960 con la realizzazione, ad opera di Enzo Nasso, di un cortometraggio dedicato ai Pittori arrabbiati, del quale Rotella cura il commento sonoro. Alla fine degli anni ’50, Rotella, è etichettato dalla critica come strappamanifesti o pittore della carta incollata.

Nel 1960 aderisce al “ Nouveau Réalisme ” (anche se non ne firma il manifesto), teorico del quale è Pierre Restany e che riunisce, fra gli altri, Klein , Spoerri , Tinguely , César , Arman e Christo . Al gruppo prendono parte anche i francesi Hains , Dufrêne e Villeglé , che operano sul décollage negli stessi anni, ma autonomamente. Insieme ai décollages, Rotella esegue anche assemblaggi di oggetti acquistati da rigattieri come tappi di bottiglia o corde. La Pop-Art e l’Espressionismo astratto americani, insieme all’Informale ed alle ricerche spaziali e materiche che in quegli anni Fontana e Burri svolgono in Italia, giocano un ruolo di rilievo nell’orientamento pittorico di Rotella. Nel 1960 incontra a Roma De Kooning e Rothko. 

Nel 1961 espone nella storica mostra “À 40° au-dessus de Dada”, curata a Parigi da Restany.

Nel 1964 è invitato alla Biennale Internazionale d'Arte di Venezia e, nel 1965, alla IX Quadriennale di Roma . Mentre la stampa si interessa sempre più al fenomeno dell’Affichisme, si trasferisce a Parigi, dove comincia ad elaborare un procedimento di produzione seriale mediante la proiezione di immagini in negativo su tela emulsionata. Tale operazione sarà definita dall’artista Reportage o, più specificamente, Mec-Art nel 1965 insieme al critico d’arte Otto Hanh ed al pittore Alain Jaquet. Usando gli strumenti tipografici, fra il 1967 e il 1973 realizza gli Art-typo, stampe scelte e riprodotte liberamente sulla tela. 

Con questo procedimento riesce ad accavallare e sovrapporre le immagini pubblicitarie. Agli inizi degli anni settanta produce alcune opere, intervenendo sulle pagine pubblicitarie delle riviste con l’impiego di solventi e riducendole o allo stadio di impronta (frottage) o cancellandole (effaçage). Nel 1972 , pubblica la sua autobiografia dal titolo “Autorotella”. Nel 1975 incide il primo disco L.P. italiano di poesie fonetiche, con la presentazione di Alfredo Todisco e nel 1976 partecipa al “Recital Internazionale di Poesia Sonora – Poesia Azione” all’atelier Annick Le Moine. Altra sperimentazione, in quegli anni, è quella di accartocciare i manifesti e chiuderli in cubi di plexiglas.
Nel 1977 partecipa alla Cooperarte, insieme agli artisti Carla Accardi , Getulio Alviani, Carmelo Cappello , Gianni Colombo , Antonio D’Agostino, Emilio Isgrò, Carlo Nangeroni, Mario Nigro, Luca Patella, Achille Perilli, Concetto Pozzati, Giulio Turcato e Nanda Vigo.
La Coopertarte era una cooperativa di artisti che “cercava di esplorare nuove forme di rapporto e di confronto con il pubblico”. La prima mostra di questa esperienza si tenne al Centro Allende La Spezia il 26 febbraio 1977. Definitivamente lasciata Parigi per stabilirsi a Milano, negli anni ottanta elabora le “blanks” o “coperture d’affiches”: manifesti pubblicitari azzerati, ricoperti da fogli bianchi, come avviene per la pubblicità scaduta.
Nel 1984 riprende i pennelli ed i colori acrilici per realizzare il secondo ciclo di opere dedicate al cinema: “Cinecittà 2”. Nel 1986 è a Cuba ad esporre sul proprio lavoro presso l’Università dell’Avana ed in quell’occasione si esibisce in una performance sulla lacerazione di manifesti nella piazza della città. Di seguito realizza le sovrapitture, ispirandosi al tema quanto mai attuale del graffitismo, intervenendo pittoricamente sui manifesti pubblicitari lacerati ed incollati su tela e dal 1987 anche sui manifesti lacerati incollati su supporto metallico in lamiera. Vi traccia scritte anonime, come quelle che si leggono sui muri delle città: segni, messaggi d’amore, scritte politiche, in un doppio messaggio.
Nel 1990 partecipa al Centre Pompidou di Parigi alla mostra “Art et Pub” e al Museum of Modern Art di New York all’esposizione “High and Low”. Riceve nel 1992 dal Ministro della Cultura francese, Jack Lang , il titolo di “Officiel des arts et des Lettres”. È invitato al Guggenheim Museum di New York nel 1994 per la mostra “Italian Metamorphosis”, poi nuovamente al Centre Pompidou nel 1996 in “Face à l’Histoire”, e nel 1996 al Museum of contemporary art di Los Angeles in “Halls of Mirrors”, mostra successivamente esportata in tutto il mondo. Al cinema di Federico Fellini dedica il ciclo di lavori chiamato Felliniana.
Nel 1996 l’inaugurazione di una sua mostra, primo caso in Italia, viene diffusa on line su Internet. Nel 1997 si interessa alla pittura digitale, grazie alle nuove tecnologie offerte dall’avvento di schede grafiche e computer potenti e soprattutto di plotters in grado di stampare su tela in grandi formati.

Insieme a Pierre Restany patrocina “Digipainting” la prima grande mostra internazionale sul Digitalismo fortemente voluta dal Comune di Roma e tenutasi al palazzo delle Fontane nel maggio del 1997, cui partecipano importanti autori americani (Bill Gartel, Diane Fenster, Gil Bruvel, Cher Pendarvis), francesi (Gill Tran, Dominique de Bardonnèche) e l’italiano Lorenzo Paolini che gli dedica un ritratto eseguito con tecniche digitali di cui Rotella “battezza” le tre uniche copie esistenti dipingendovi sopra in acrilico. In quell’occasione contribuisce a formare il “manifesto del digitalismo”, che contesta l’unicità dell’opera d’arte.
Nel 2000 viene costituita, per volontà dell’artista, una fondazione a lui dedicata: la Fondazione Mimmo Rotella, con l’obiettivo di raccogliere le opere e le documentazioni catalogate della vita artistica del maestro. Nel 2004 Rotella ha ricevuto la laurea honoris causa in Architettura all’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria.