Karel Christian Appel

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Karel Christian Appel

È una delle personalità più sovversive nel contesto delle sperimentazioni dell’arte contemporanea.
Dal 1940 –‘43 entra alla Royal Academy delle Belle Arti – Rejksakademie van Beeldende Kusten, sviluppando un interesse per i diversi generi e stili artistici che rappresentavano in maniera più significativa la situazione politico-artistica dell’Europa in quegli anni.
Nel 1948 si stabilisce permanentemente a Parigi dove, insieme a Constant e Corneille, decide di organizzarsi nel gruppo Reflex dopo aver letto i loro obbiettivi su una rivista d’arte; il gruppo, dopo l’adesione anche di Asger Jorn e Pierre Alechinsky, prende lo pseudonimo di “CoBrA”, come acronimo delle tre capitali europee da cui provenivano gli originali fondatori (Copenaghen, Bruxelles, Amsterdam). Benché di formazione diversa, essi erano mossi da una medesima aspirazione a un’arte spontanea, che li portò al rifiuto di ogni intellettualismo e dogmatismo teorico a favore della libera sperimentazione di modi espressivi diretti e intuitivi. La loro fu un’arte provocatoria che rivendicava il diritto al
piacere edonistico del gesto creativo risolto in un neoespressionismo materico esasperato.
La pittura di Appel ha un effetto sconvolgente e terrorizzante agli occhi di un continente appena dilaniato da una Guerra Mondiale, tanto che il suo murale nella Amsterdam City Hall, che rappresenta quei bambini abbandonati dopo la guerra mentre sorridono sofferenti, provocherà talmente tanto scalpore e controversia che resterà coperto per circa un decennio.

Lo stile di Appel, che condivide con tutto il gruppo CoBrA, è uno stile aggressivo, che mira a evidenziare lo spirito di rivolta verso i ‘canoni stilistici’. Le pennellate di Appel si caratterizzano per una violenza cromatica che, attraverso un richiamo al linguaggio archetipico infantile, mette in evidenza il superamento del formalismo espressionistico alla volta di un’apertura di una feritoia nella psiche umana.
Dagli anni ’50 viaggia fra gli Stati Uniti ed il Messico, soggiornando saltuariamente a Firenze, in Italia. Nel 1954 presenta le sue opere presso lo studio Bacchetti con una presentazione di Michel Tapié; nel ’55 espone allo Stedelijk Museum di Amsterdam; e nel 1957 all’Institute of Contemporary Art di Londra. Lo stesso anno realizza le vetrate della della Paaskerke a Zaandam. Tiene inoltre una personale alla Martha Jackson Gallery di New York, e vince il premio Guggenheim. Nel ’54, inoltre, vince il premio UNESCO alla Biennale di Venezia.
A una prima osservazione i dipinti di Appel potrebbero sembrare degli astratti, ma si rimane intimoriti quando dopo una più accurata analisi si riconoscono, imbrigliati fra i colori pastosi che caratterizzano le sue tele, figure animali e facce di pupazzi umani senza corpo.
La passione per la Jazz music, con l’amore per Miles Davis, Dizzy Gillespie, Count Basie e Sarah Vaughan, lo porterà col tempo, fra gli anni ’60 -’70, ad attenuare il suo animo ribelle fino a farlo appassionare alla scultura ed iniziare a lavorare con materiali quali l’alluminio, il legno dipinto e il poliestere, mantenendo sempre però quella sua intenzione iniziale di revisione, lasciando parti delle sue sculture dinoccolabili ed organizzabili direttamente dal fruitore. L’ira che caratterizza la sua ricerca artistica risorge però lentamente nel tempo a partire dagli anni ’80, sino a farlo considerare e paragonare al livello di Picasso, Matisse e Dubuffet. Nel 1982-83 torna ad esporre, alla Fondazione Maeght di Saint Paul de Vence, a fianco di Pierre Alechinsky. Muore, per problemi di cuore, il 3 Maggio 2006.