Pino Pascali

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Pino Pascali

Pino Pascali, figura eminente dell’arte povera italiana, si contraddistingue come scultore, scenografo e performer per la dimensione ludica con cui dissacra i classici stereotipi del suo contemporaneo.

Nasce a Bari, dove frequenta inizialmente il liceo scientifico, ma poi si diploma al liceo artistico di Napoli. Nel 1956 si trasferisce a Roma, dove si iscrive all’Accademia di Belle Arti e frequenta le lezioni di Toti Scialoja. 

Dopo il diploma comincia a lavorare come aiuto scenografo alla RAI.

Nel contempo inizia una collaborazione, che diventerà poi continuativa, con Sandro Lodolo, realizzando caroselli, spot pubblicitari e sigle televisive.

Negli anni sessanta partecipa a varie mostre collettive, e, nel 1965, realizza la sua prima personale presso la Galleria La Tartaruga di Roma. 

L’anno successivo espone alla Galleria L’Attico. In soli tre anni ottiene un notevole riscontro da parte della critica e viene notato da influenti galleristi italiani e internazionali.

Proprio all’apice della sua carriera, mentre alcune sue opere erano in mostra alla Biennale di Venezia, muore prematuramente a Roma nel 1968 per le conseguenze di un grave incidente in motocicletta, sua grande passione.

Artista eclettico, Pascali è stato scultore, scenografo e performer. Nelle sue opere riunisce le radici della cultura mediterranea (i campi, il mare, la terra e gli animali) con la dimensione ludica dell’arte: un ciclo di opere è dedicato alle armi, veri e propri giocattoli realizzati con materiali di recupero (metalli, paglia, corde) e molti suoi lavori ripropongono le icone e i feticci della cultura di massa. 

Nella serie “Ricostruzione della natura”, iniziata nel 1967 Pascali analizza il rapporto tra la produzione industriale in serie e natura.

È ritenuto uno dei più importanti esponenti dell’arte povera, insieme a Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Mario Merz, Eliseo Mattiacci, Sergio Lombardo e Cesare Tacchi. 

E’ stato il primo a formalizzare le pozzanghere con l’acqua vera, da cui nacque la mostra “Fuoco immagine acqua terra”, tenutasi presso la galleria L’Attico di Sargentini nel maggio del 1967.

Nel 1969 gli viene dedicata la prima grande retrospettiva alla Galleria Nazionale di Roma.

«Esprimere il ritmo drammatico della vita di oggi con elementi plastici che dovrebbero essere la sintesi formale delle azioni dell’uomo a contatto con gli ingranaggi di questa società, dove è necessaria volontà, forza, ottimismo, semplicità, chiarezza»

Nel 1990 espone alla Galleria Peccolo di Livorno nella mostra sui disegni per la pubblicità.
E’ presente nel 2015 alla 56° Edizione della Biennale di Venezia.

La Galleria Edieuropa ha esposto alcune sue opere nella mostra “QUI arte contemporanea dieci anni”, nel 1976 e nella collettiva“Colors.Omaggio al colore”, nel 2016.