Alberto Burri

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Alberto Burri

La sua ricerca artistica sulle qualità espressive della materia lo conduce alla sublimazione poetica dei rifiuti per un’arte che illustra la vita attraverso la sincerità della vita stessa.

Nel 1940 si laurea in medicina. Come ufficiale medico è fatto prigioniero nel 1943 dagli alleati in Tunisia ed è inviato nel campo di Hereford, in Texas, dove inizia a dipingere la guerra in campi di concentramento. 

Tornato in Italia nel 1946, a Roma nel dopoguerra, la povertà e le rovine caratterizzate da un isolamento profondo che incontrerà, definiranno in lui la sostanza delle radici romantiche della sua formazione giovanile. 

Abbandona allora del tutto la carriera di medico e scopre nell’arte contemporanea surrealista e postcubista la possibilità di dar forma a questa vocazione espressiva.

Fra il 1947 e il 1948 espone in alcune gallerie della capitale alcune opere in cui è possibile scontrarsi con crolli, risucchi, catastrofi, con quegli aloni di fumo che caratterizzano gli avvenimenti dell’inconscio (e della coscienza). 

Nel 1951 fonda, insieme a Capogrossi, Colla e Ballocco, il Gruppo Origine, proponendosi il superamento dell’accademismo astratto; il gruppo si orienta verso un’arte informale che trae spunto dalle possibilità concrete delle manifestazioni della materia. 

Dal 1950 i soggetti preferiti dell’artista sono i Sacchi, esposti in mostre personali che, dopo Roma, si tengono anche in varie città europee e americane. 

Dal 1957 Burri presenta i Legni, le Combustioni, i Ferri, in delle mostre in alcune città statunitensi. Fra gli anni Sessanta e i primi Settanta vengono organizzate alcune importanti mostre retrospettive a L’Aquila (1962), Darmstadt, Rotterdam (entrambi nel 1967), Torino (1971) e Parigi (1972). 

Nel 1963 esce la monografia curata da Cesare Brandi, edita dall’Editalia. 

Agli inizi degli anni Settanta si registra una progressiva rarefazione dei mezzi tecnici e formali verso soluzioni monumentali, dai Cretti (terre e vinavil) ai Cellotex (compressi per uso industriale); si impegna nell’attività grafica: Poems di Minsa Craig (1970), Saffo di Emilio Villa (1973) e nel 1970 la Galleria Editalia (oggi Edieuropa), presenta l’opera grafica dal 1959 al 1970. 

Nel 1975 l’Editalia organizza una prestigiosa mostra presso il Sacro Convento di S. Francesco ad Assisi.

Nuove retrospettive sono organizzate a Lisbona, Madrid, Los Angeles, Millwaukee, New York (1977) e Napoli (1978). 

Nel 1981 a Città di Castello si inaugura una raccolta permanente delle sue opere a Palazzo Albizzini. 

Nel 1984, a Palazzo Citterio a Milano, è organizzata una grande retrospettiva con oltre 160 pezzi.  

Negli anni Ottanta Burri continua a esporre le sue opere a New York, Parigi, Nizza e Roma.

Dopo l’acquisizione da parte delle Fondazione Palazzo Albizzini degli ex seccatoi del tabacco a Città di Castello, nel 1990 si apre il complesso museale interamente dedicato all’artista. 

L’anno seguente sono organizzate due altre importanti retrospettive, a Palazzo Pepoli a Bologna e al Castello di Rivoli. 

Nel 1993, presso gli ex seccatoi del tabacco, viene aperto al pubblico un nuovo ciclo, dal titolo “Il Nero e l’Oro”. Nello stesso anno è realizzata per Faenza un’opera in ceramica che porta lo stesso titolo, dono dell’artista alla città. 

Muore a Nizza nel 1995.

Tra le mostre antologiche ricordiamo: 2005, Scuderie del Quirinale, Roma; 2006, Museo Nacional Reina Sofia di Madrid ; 2008, Triennale di Milano; 2010, Pinacoteca di Brera, Milano e Santa Monica Museum of Arts in California; 2012, Estorick Collection, Londra; 2015, Solomon Guggenheim Museum di New York, mostra organizzata in occasione del centenario dalla nascita; 2016, a conclusione del centenario viene organizzata presso la Fondazione Albizzini di Città di Castello, una grande mostra in collaborazione con il Solomon Guggenheim di New York.