Gino Marotta

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Gino Margotta

Nasce nel 1935 a Campobasso, e si trasferisce sin da giovane a Roma. Nella sua prima mostra personale, nel 1957 a Milano, espone arazzi, cui fanno seguito piombi, allumini e bandoni (lamiere di ferro trovate e assemblate) che presenterà a Roma alla Galleria Appunto e a Milano alla Galleria dell’Ariete, nel 1959. Nei laboratori delle industrie chimiche, delle fabbriche e delle fonderie, sperimenta nuovi materiali quali poliuretani e poliesteri e realizza sculture servendosi dei procedimenti industriali per la produzione in serie. La vocazione all’uso di materiali inediti prosegue nelle sculture ritagliate nel metacrilato che ben presto si trasformano in Environment come il Bosco Naturale-Artificiale (1967), il Nuovo Paradiso (1968), l’Eden Artificiale (1969) e Misura Naturale Cava (1970). Nel 1968 partecipa alla rassegna Il Teatro delle Mostre alla galleria La Tartaruga di Roma con l’installazione Foresta di menta, una lunga serie di fili verdi ricavati da materiali plastici che danno la suggestione di liane appese. È dello stesso anno Giardino all’italiana, un intervento a carattere urbano, in cui schiera delle balle di fieno, durante la manifestazione organizzata da Germano Celant ad Amalfi sull’Arte povera.Partecipa ad alcune tra le mostre più interessanti dell’arte italiana contemporanea come Lo spazio dell’immagine a Foligno nel 1967, “Amore Mio” a Montepulciano nel 1970 e “Vitalità del Negativo” al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 1970-71.È del 1969 la mostra Ceroli, Kounellis, Marotta, Pascali 4 artistes italiens plus que nature al Musée des Arts Décoratifs, Palais du Louvre, Parigi.

È invitato alla IX Quadriennale di Roma (1965-66) e più tardi, nel 1972 alla X Quadriennale con l’installazione Introduzione generale alla natura.Nel 1984 partecipa con Le rovine dell’Isola di Altilia alla XLI Esposizione internazionale d’arte di Venezia. Alcune sue opere, fra cui la scultura in metacrilato Albero della vita fanno parte della Collezione Farnesina del Ministero degli Affari Esteri e in seguito vengono esposte nelle mostre:Italian Art 1950-1970. Masterpieces from the Farnesina Collection, Arte Italiana 1950-1970. Capolavori dalla Collezione Farnesina a cura di Maurizio Calvesi, Lorenzo Canova e Renato Miracco, National Gallery of Modern Art, New Delhi, 2005. Segnali italiani dalla Collezione d’Arte Contemporanea alla Farnesina a cura di Maurizio Calvesi e Lorenzo Canova, Belgrado, Galleria dell’Accademia Serba delle Scienze e delle Arti, 2005. Nel 2007 Viaggio nell’Arte Italiana 1950-1980. Cento opere dalla Collezione Farnesina. Mostra itinerante curata da Maurizio Calvesi e Lorenzo Canova. Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Sarajevo (maggio); Museo Nazionale Arte Straniera, Sofia (giugno); Museo di Belle Arti, Budapest (luglio); Museo Nazionale Brukenthal, Sibiu (settembre-ottobre); MNAC Museo Nazionale di Arte Contemporanea, Bucarest (novembre-dicembre); Museo del Palazzo di Wilanow Varsavia (dicembre-gennaio) e nel 2008 Viaggio nell’Arte Italiana 1950-1980. Cento opere dalla Collezione Farnesina, Santiago del Cile, Buenos Aires, San Paolo, Lima, Caracas, e Guadalajara. Nel 2005 partecipa alla collettiva Burri, gli artisti e la materia 1945-2004 presso le Scuderie del Quirinale a Roma. È del 2007 Gino Marotta. Naturale Artificiale, ARATRO, Archivio delle Arti Elettroniche, Università degli Studi del Molise, Campobasso a cura di Lorenzo Canova, che segna l’inaugurazione dello spazio espositivo dell’ateneo, di cui l’artista è nominato direttore onorario. Nel 2009, alla riapertura del MACRO di Roma espone per la prima volta l’opera Ricognizione virtuale della savana, una installazione lunga dieci metri che utilizza alcune tra le più moderne tecnologie come led e laser. Ha collaborato a diverse opere architettoniche tra cui la facciata della Sinagoga di Livorno (1960-1961), il soffitto del Palazzo RAI a Roma (1964) e la vetrata del Centro Congressi di Bergamo (1990-1991).

Nel 2013 presso la Fondazione Molise Cultura nel restaurato palazzo della Ex GIL di Campobasso, si tiene la mostra (curata da Lorenzo Canova, docente di storia dell’arte contemporanea dell’Università del Molise e Sovrintendente della Fondazione Molise Cultura) a lui dedicata nella sua regione e nella sua città di nascita, a un anno esatto di distanza dalla sua scomparsa, e sviluppa un progetto, al quale ha lavorato fino ai suoi ultimi giorni, pensato proprio per gli spazi del palazzo della Ex GIL a cui l’artista era particolarmente legato. Raccolte intorno a otto grandi installazioni, saranno dunque esposte sessanta grandi opere pittoriche e scultoree di Marotta che coprono più di cinquanta anni di lavoro, dal Bandone del 1958 fino al Cronotopo virtuale del 2011, in un percorso che non rappresenta solo un dovuto tributo a un grande protagonista della cultura italiana e internazionale, ma una dimostrazione tangibile della vitalità creativa e della grande forza costruttiva di un uomo che ha sempre saputo rinnovarsi e mettersi in gioco, cercando sempre nuove soluzioni tecniche, formali e concettuali. La mostra resterà aperta dal 16 novembre 2013 al 28 febbraio 2014.

Il cinema e il teatro d’avanguardia lo hanno visto impegnato in numerose imprese come il film Salomè, la scenografia teatrale di Nostra Signora dei Turchi (1972) e, oltre un decennio più tardi, le scene e i costumi di Hommelette for Hamlet di Carmelo Bene, che gli hanno fatto meritare nel 1988 il premio Ubu per la migliore scenografia. Amico di poeti come Ungaretti e Cardarelli, ha realizzato preziosi libri con Emilio Villa, Giorgio Soavi e Antonio Delfini. Ha vissuto fino alla morte, avvenuta nel 2012 all’età di 77 anni, tra Roma e Isola di Pievebovigliana nelle Marche.

Nel ’64 il Comune di Cuneo gli affida l’esecuzione del Monumento alla Resistenza italiana, cui lavora per cinque anni, dal 1964 al 1969.
Nel 1971 la città di Frosinone gli commissiona il Monumento ai caduti di tutte le guerre (la cui idea è del 1970), eseguito in acciaio e collocato nel 1977.

Nel frattempo ottiene anche l’incarico dalla città di Cassino di elaborare un Mausoleo della pace, che verrà collocato nel 1987.
Titolare della cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ne tiene anche la direzione dal 1961 al 1969; da Torino si trasferisce nel 1970 a Marino Laziale, insegnando prima all’Accademia di Belle Arti di Napoli, quindi in quella di Roma. Nel 1973 l’Accademia dei Lincei gli conferisce il Premio Antonio Feltrinelli.

Nel 1974 il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris ripropone tutta l’attività scultorea di Mastroianni, aprendo un ciclo dedicato alla scultura italiana del dopoguerra. Nel 1977 un’antologica di “rilievi cromatici”, disegni, bozzetti in legno e incisioni, curata da Floriano De Santi e allogata nel Palazzo Ducale di Urbino, pone in evidenza – forse per la prima volta in maniera così organica – un’espressione creativa relativamente, e a volte per nulla indagata dagli studiosi. Nell’autunno dello stesso anno Mastroianni espone alcune sue opere monumentali a Charleston, nell’ambito dell’edizione statunitense del “Festival dei due mondi”.

Nel 1981 viene inaugurata una importante mostra antologica delle opere di Mastroianni a Forte Belvedere, Firenze, curata da F. Moschini.
Nel 1985 gli viene conferito a Tokyo “The 4th Henry Moore Grand Prize Exhibition the Utsukushigahara Open Air-Museum”. Lo stesso Museo d’Arte Moderna, poco distante dalla capitale nipponica, gli apre una sala permanente con una dozzina di opere, tra le quali ha assoluto spicco il bronzo Hiroshima del ’60.

Nel 1987 regala allo Stato italiano 26 opere per lo più del periodo informale, il nucleo più importante della sua collezione: il valore artistico e morale di questo lascito è documentato dalla mostra allestita al San Michele di Roma.

A coronamento di una prodigiosa carriera – e dopo i premi Biancamano e la Ginestra d’oro del Cònero -, il 27 ottobre del medesimo anno gli viene consegnato a Tokyo il “Praemium Imperiale”, una sorta di Nobel del Sol Levante.

Mentre nei primi mesi del ’90 prende vita ad Arpino nel castello di Ladislao, il Centro Internazionale Mastroianni (oltre cento opere tra sculture, bassorilievi, disegni e incisioni, datate dal 1935 sino ad oggi). Nell’ottobre si apre in Giappone, al “The Hakone Open Air Museum”, l’imponente rassegna “dal Caos alla materia, dall’informe al Cosmos”, che raccoglie la produzione più significativa degli ultimi vent’anni.
Nel dicembre 1992 gli viene conferito il “Premio Michelangelo”.

S’inaugura nel 1993 ad Arpino ad Aprile, nella sede provvisoria del Palazzo Ducale Boncompagni, il Museo del “Centro Internazionale Umberto Mastroianni”, diretto da Floriano De Santi. Nello stesso anno, S.S. Giovanni Paolo II inaugura il monumento di Erice realizzato dal Maestro in occasione della visita al Centro Ettore Majorana l’8 maggio 1993.

A Roma, consolidato il progetto di realizzazione del Museo Mastroianni – con sede nel complesso di S. Salvatore in Lauro, presieduto da Lorenzo Zichichi – l’iniziativa viene inaugurata con la pubblicazione di una corposa monografia.

Nel 1994 a Torino s’inaugura l’imponente lavoro della Cancellata del Teatro Regio e gli viene conferita la Cittadinanza onoraria.
Nel 1995 viene progettato ed inaugurato nella città di Cumiana il bassorilievo in bronzo a ricordo dei caduti nella Resistenza.

Nello stesso anno la Città di Cento, in onore a Guglielmo Marconi, inaugura la scultura monumentale Elettra e, presso il Palazzo dell’Arte in occasione della Triennale di Milano, Umberto Mastroianni espone nei giardini, tre sculture monumentali: Guerriero del 1970-1988, Fantascienza del ’71 e Macchina sacrale dell’88. Nel 1996, dopo la personale alla “Borgogna” di Milano, viene ordinata a Torino, nell’ambito del Salone del Libro, la rassegna “Mastroianni e la letteratura”.

Nel novembre 2005, presso il Museo del Corso di Roma, la Galleria Edieuropa organizza un’importante retrospettiva, curata da Floriano De Santi, la stessa che nel luglio 2006, sarà poi presentata a Spoleto, in occasione della 49ma edizione del Festival dei Due Mondi.